Venezia, Di Francesco: "Partiamo da coraggio, lealtà e senso d'appartenenza. Continueremo con la difesa a tre"
Tempo di conferenza stampa di presentazione per Eusebio Di Francesco, nuovo tecnico del Venezia che subentra a Paolo Vanoli. Queste le sue parole.
Esordisce Antonelli:
“Innanzitutto per me è un piacere presentare il mister Di Francesco ufficialmente perché c'è tanto entusiasmo nell'affrontare questa nuova stagione, questo campionato di Serie A. Per affrontare le nuove sfide che ci attendono in questo campionato abbiamo deciso di affidare la guida tecnica al mister Di Francesco non solo per il suo passato professionale di grandissimo livello ma anche per lo spessore umano che ho potuto constatare nei numerosi incontri che abbiamo avuto prima che il mister accettasse la nostra proposta. E quindi sono sicuro che lui sarà il nostro allenatore, il nostro condottiero, e che avrà attraverso le sue idee coraggiose un'espressione di calcio che renderà orgogliosi i nostri tifosi sia nei momenti positivi che nei momenti negativi".
Poi prende la parola mister Di Francesco.
"Consentitemi di partire, non l'avevo fatto pubblicamente ma l'avevo fatto solo attraverso una lettera, di ringraziare il Frosinone per l'anno scorso che è stato un'annata particolare. In primis il Presidente Stirpe, a seguire il direttore Filippo Angelozzi e i miei ragazzi che sono stati per me straordinari tutti, e infine i tifosi che mi hanno fatto sentire uno del Frosinone e che ci hanno e mi hanno sostenuto dall'inizio alla fine. Un'annata che non dico sfortunata, perché a me non piace la parola sfortunata, è sempre un alibi, ma immeritatamente siamo ritorcessi per quello che abbiamo dimostrato. Auguro loro di tornare prontamente in Serie A perché lo meritano per quello che hanno fatto nell'annata precedente.
E poi volevo ringraziare la società Venezia FC, in primis il Presidente Duncan, il direttore, i direttori che ci siamo visti diverse volte e devo dire che anch'io ho apprezzato principalmente il valore umano delle persone. Negli ultimi tempi credo che ho fatto e penso di fare sempre delle scelte soprattutto scegliendo le persone. I tifosi avrò l'occasione di incontrarli stasera e mi auguro che nasca sempre un rapporto schietto, sincero e vero".
Quale è stato il tuo impatto con il Venezia? Seconda cosa, che tipo di lavoro vuoi impostare per questa stagione?
"Innanzitutto è stato un ottimo inizio perché c'è una bellissima struttura che può solo crescere, vedo che c'è già tanta gente competente al proprio posto, mi sembra una piccola grande società dal punto di vista organizzativo, penso che sia un aspetto molto importante. Ho visto i ragazzi, li ho conosciuti oggi, personalmente qualcuno già lo conoscevo e la prima cosa che ho chiesto è la loro disponibilità. Credo che sia questo l’importante e poi cercare di trasferire loro quelli che sono i miei pensieri. Ma prima il direttore ha detto una cosa più importante, ha parlato di coraggio. Credo che alla base ci sia questo, insieme a tante altre cose come la resilienza, la capacità di avere questo coraggio sempre, non magari tirarsi indietro per paura quando ci sono delle difficoltà".
Dopo la scorsa annata in cui siete retrocessi con il Frosinone e il Venezia che comunque gira una pagina dopo Vanoli. Adesso che pagina vogliamo scrivere?
Non mi interessa parlare del passato, il passato lo facciamo nel passato. Dico solo che quello che ci è mancato è l'obiettivo. Credo che in quest'annata l'obiettivo finale sia quello di raggiungere questa salvezza attraverso delle basi importanti. Prima di tutto lealtà, serietà e duro lavoro.
Ho detto lealtà perché nel nostro campionato a volte si vedono delle cose che a me non mi piacciono e devo dire che a volte quando le subisci ti dispiace. Credo che in quest'annata chiederò ai miei sempre di avere grandissimo rispetto per tutto quello quello che andranno a fare, ma prima di tutto per se stessi e per la maglia che indossano. Per questo, con il direttore, la sensazione più bella che ho avuto è questo grande senso di appartenenza da parte loro a questa città. Il primo pensiero che il Direttore ha avuto è quello di stasera portarmi dai tifosi. Credo che sia un bel segnale. Il senso di appartenenza che è quello che ognuno di noi deve avere quando si affronta una nuova avventura. Perché noi facciamo un lavoro con dei professionisti, ma la prima cosa che bisogna sentire è l'amore per i propri colori".
Nelle discussioni che ha avuto con il direttore, quali sono state le parole che l'hanno convinta di accettare Venezia?
"La parte umana. Le sensazioni che ho avuto quando l'ho incontrato, quello di cui abbiamo parlato, l'organizzazione. Quando è venuto abbiamo parlato di tante cose. Per dire una cosa, alla fine dell'incontro gli ho detto “non so come andrà, però ti faccio i complimenti”. E questo è il significato. Perché ho visto e so quello che vuole, so dove vuole rimanere, anche io lo so. Però tante volte non ci si riesce a capire. Il calcio non è una scienza esatta. Il calcio ti porta a tante dinamiche a volte differenti da quelle che noi ci aspettiamo. Il progetto è il fatto di avere dietro una organizzazione tale, dove ognuno sa ciò che deve fare per il meglio".
Tra le motivazioni, forse c'è anche il fatto che questa società è sempre stata brava a trovare e scovare talenti, anche da altri campionati, giocatori molto giovani. Vi siete trovati d'accordo su questo?
"Sì, assolutamente sì. E' ovvio che nel mix di tanti talenti giovani, ci vuole anche l'esperienza dei giocatori che sanno e che conoscono la categoria. Di questo già ne abbiamo parlato. Ma credo che la cosa più importante, tante volte, è che non è facile quando tu alleni tanti prestiti, questo non aiuta nel far capire ai ragazzi l'importanza del proprio lavoro o degli obiettivi finali. E il fatto che lui ha sempre parlato di giocatori con la possibilità, magari, di averli in maniera definitiva, o prenderli definitivamente, è una cosa che aiuta sia l'allenatore che la società a lavorare anche sull'aspetto psicologico dei ragazzi nella crescita generale. E oggi il calcio va in una direzione, sì, fisica, sì, tecnica, ma penso anche un po' nel sociale e che l'aspetto psicologico e mentale sia prevalente".
Lei inverte un po' la tendenza delle ultime stagioni, nel senso che è stato trampolino per allenatori giovani ed emergenti, vedasi Paolo Zanetti, Paolo Vanoli. Con lei, invece, allenatore che ha quasi 500 panchine, 300 in A, in che modo la sua esperienza può essere un valore aggiunto per una squadra e una piazza di questo tipo?
"Invece, no, io sono un tecnico giovane, perché l’anno scorso per me è l'anno zero. Questo è il secondo anno, no? E allora devo fare l'esperienza (ride, ndr). Però sì, ho tante esperienze, ma c'è sempre tanto da imparare. Dico sempre che chi si ferma a quello che sa, fa un grandissimo errore. Io credo di aver modificato il mio modo di lavorare. Il calcio va in una direzione differente di quando ho allenato in precedenza. Ho avuto un periodo di stop e un paio di esperienze dove sono stato solo tre giornate, che non ti dà nemmeno il tempo di capire dove ti trovi. Poi in altri casi ho scelto io di andare via perché non era il contesto giusto, non erano delle situazioni che mi sono piaciute e ho scelto di prendere un'altra strada. Sono rimasto un po' fuori, ma questo mi ha aiutato a pensare, a riflettere anche attraverso gli errori che ho fatto e mi auguro di commetterne sempre meno. Perché io dico sempre che tutti sbagliamo. Lo dimostrano anche i grandi campioni, le grandi squadre. Vince chi sbaglia meno. E noi dobbiamo essere bravi, anche io stesso, a cercare di sbagliare il meno possibile per poter portare a casa più punti possibili".
Che cosa può trovare qui a Venezia, c'è un valore che l'esperienza di Paolo Vanoli ha lasciato in quello che sarà il suo lavoro.
"Vanoli ha lasciato grande cultura del lavoro, cosa di cui non avevo dubbi, conoscendolo. Ho trovato anche dei ragazzi che hanno lavorato con lui e che mi sono trovato qui come staff tecnico molto bravi e preparati. E' ovvio che io poi porterò il mio pensiero. Io cerco sempre di rubare ai miei colleghi quel qualcosa che è interessante e farlo mio. I ragazzi devono essere consapevoli e lavorare magari ancora più duramente di quello che hanno fatto nell'anno precedente. Per quanto riguarda lo staff tecnico, c'è da mettere ancora qualche tassello, però porterò con me il vice Luigi Rivesi, il collaboratore tecnico Nicola Caccia, preparatore dei portieri Senatore, e il preparatore atletico Massimo Neri, che ha una grande esperienza anche internazionale".
E' già uscito il calendario, come lo vede?
"Non mi voglio basare sulle prime partite, voglio fare un discorso sempre un po' ad ampio raggio, è ovvio che cercheremo anche di partire bene, sorprendere le squadre perché le prime due hanno anche loro cambiato tutti e due l'allenatore. Le partite che affronteremo sono dei test impegnativi perché saranno anche fuori casa, in trasferta. Ma, non ci deve fare paura questo, al contrario, ci deve dare ancora più entusiasmo e coraggio, quello che ha portato questa squadra in Serie A".
La squadra ha una base già forte dall'anno scorso, Cosa servirà per affrontare al meglio la Serie A e poi, a livello di modulo, con che modulo giocherà?
"Oggi, come oggi, parliamo sempre dei principi di gioco, perché il calcio è dinamico, non è statico. Devo dire che cercherò di dare un po' di continuità alla linea a tre, come l'ho fatto anche a Frosinone a fine anno, cercando di far giocare i ragazzi a seconda della situazione. Davanti, poi, due o tre attaccanti sempre a seconda di quelle che sono le mie esigenze. Credo che in questa squadra possa mancare un po’ di creatività. E in determinati campionati ci vuole anche la creatività. Io voglio giocatori che sappiano fare l'uno contro uno, che siano creativi, che sappiano anche determinare".
Quale sarà la cosa più importante da passare ai suoi giocatori per realizzare questo obiettivo che è la salvezza?
"Partiamo dall'equilibrio. Non solo tecnico-tattico, ma anche psicologico, la capacità di sapere affrontare tutti i momenti. A me non piace parlare di momenti bui e difficili, però è un campionato che può portare anche a questo, secondo me sarà importante la forza di non abbattersi. La capacità, poi, quando arrivano le partite vere, di sapere mantenere l’equilibrio generale".
A Frosinone ha stupito per il bel calcio a tratti.
"Mi interessa di più l'obiettivo. Sì, abbiamo sorpreso certe squadre, ma nel girone di ritorno siamo rimasti senza la linea difensiva titolare e siamo andati in difficoltà. La differenza fra salvezza o retrocessione è sottilissima, un punto lasciato per strada può fare la differenza".
Ha fatto dei nomi al direttore Antonelli sul mercato?
"Stiamo scegliendo i giocatori insieme, e vi assicuro che non è poco. Stiamo cercando giocatori che completino la rosa. Mi auguro che arrivino prima possibile, forse alcuni già domani (ride, ndr)".
Ha seguito il Venezia quest'anno? Come vede Pohjanpalo e Joronen, due colonne portanti della passata stagione?
"Mi viene in mente che una volta si diceva che servono prima di tutto il portiere ed il centravanti. Li ho seguiti, ho seguito il Venezia, che ha vinto anche contro mio figlio a Palermo, meritatamente. Sono tutti ragazzi interessanti, con una difesa solida. Già li vedevo attenti e applicati, quest’anno dovranno esserlo ancora di più".
Di quanti uomini ha bisogno numericamente per la stagione in Serie A?
"Più che uomini, sarà importante avere i doppi ruoli. Poi se c'è qualcuno in più è anche meglio. A Frosinone a un certo punto ci siamo trovati senza terzini e siamo andati in difficoltà”.
Tessmann può partire. Che ne pensa?
"Credo sia il giocatore più difficile da sostituire, un po' si dovrà avvicinare a lui, ma i copia incolla non ci interessano. Lo avete conosciuto anche da un punto di vista caratteriale e cerchiamo anche quello. Sarà importante non sbagliare quell'acquisto".