Venezia, Mariani: "Difesa e mediana da B. Pohjanpalo? In A fatica, ecco cosa serve"
L'ex difensore del Venezia, Pietro Pedro Mariani, è intervenuto nel Talk Show di TuttoVeneziaSport di ieri sera per parlare della squadra di Di Francesco, attesa domani nella trasferta contro l'Udinese.
Come stai vedendo il Venezia in questi mesi per come si sta muovendo in campo e fuori?
"Per me ha fatto quello che ha potuto, non poteva fare di più. Andiamo incontro ad un calcio sempre di più in mano alle multinazionali, si è alzato troppo il livello economico, automaticamente per società come Monza, Venezia, forse anche Cagliari ed Empoli - anche se è più pronta di altre a barcamenarsi in questo mercato - diventa tutto più complicato. Come operazioni di mercato il Venezia ha fatto quello che poteva, considerando che la società è sempre sul filo del rasoio e non può permettersi più di tanto".
E sul campo?
"Non c'è da rimproverare più di tanto all'allenatore che a mio avviso ha fatto bene per il materiale che ha a disposizione. Il livello si è alzato molto, Udinese e Torino sono ancora a rischio, la terz'ultima ha 20 punti, squadre come Lecce e Parma ti fanno sudare sette camicie. Il Como in 2-3 anni lotterà per l'Europa sistematicamente. In Serie A è importante la difesa, così come l'attacco, ma è a centrocampo che io vedo che siamo molto vulnerabili. Quando facciamo la partita, la palla arriva troppo velocemente nella nostra metà campo. Ma come dicevo il Venezia ha fatto quello che poteva, facendo anche buone gare. Non riesco a trovare punti estremamente deboli a differenza del passato".
Su Pohjanpalo.
"Sarò sincero, trovo che la Serie A per lui è tanta roba, nel senso che è pesante. Io ho la sua maglia, è una persona che adoro, guai chi me lo tocca. Ma lasciando da parte l'aspetto affettivo, dal punto di vista tecnico vedo che fa fatica. Non so se sia disturbato da altri fattori, ma non credo: il legame con la piazza è forte. Parlo di dinamiche di gioco, velocità, ritmi della categoria".
Su Shomurodov.
"Non mi convince Shomurodov come nome, perché è un attaccante molto particolare, non è una prima punta pura, non favorisce tanto il gioco di altri, forse Pohjanpalo in certe dinamiche di gioco è più utile. Ma come dicevo Joel fa fatica. Servono attaccanti che, indipendentemente dal fatto che siano 2-3 o 4 in rosa, alla fine dell'anno abbiano fatto 25 gol".
Sulla trattativa Pohjanpalo-Palermo.
"Mi sorprende fino ad un certo punto che vada al Palermo. Credo che non accetti solo per una questione economica, che sicuramente sarà importante, ma perché credo che la Serie B per lui sia ideale, perché lì è fenomenale, è il suo campionato. Poi mi immedesimo nel popolo veneziano, che quando si immedesima in qualcuno se ne frega di quello che io sto dicendo, giustamente. Non dico che sia giusta come cessione, però... Io prenderei un'altra tipologia di giocatore rispetto a Shomurodov".
Sulle mosse di mercato in attacco.
"Avrei tenuto Pohjanpalo ed avrei comprato qualcuno che gli giocasse più vicino. Lui lavora tanto da sempre, ma la differenza fra la Serie B e la A è troppa, ora viene troppo fuori. Se Serie B e domini il gioco, Joel si trova spesso in area, adesso deve venire troppo a dare una mano fuori. Per il fatto che è in una squadra più debole rispetto alle rivali. Se riparti 7 volte in una partita, per una neopromossa è tantissimo, quindi magari in area ci arrivi 2-3 volte. E quando ci arriva lui è o stanco o in ritardo. Se giocasse alla Lazio ne farebbe 25 di gol in un anno. Per assurdo Shomurodov lo avrei preso insieme a Joel".
A gennaio però non ci sono grandi nomi da poter prendere...
"Per me ce ne sono di nomi, invece, anche pensando ai possibili arrivi in prestito. Poi per me le società devono investire di più sullo scouting, qual è la rete scouting del Venezia oggi? Vai a scovare ragazzi in Croazia, Slovenia di 20-22 anni che in quel ruolo possono fare bene. Ci sono conoscenti del direttore magari che segnalano i giocatori. Invece servono 5-6 persone che vadano costantemente in giro per il mondo ad osservare giocatori. Io vivo in Ungheria per esempio. Se fossi in una società per esempio chiamerei Pedro Mariani per dirgli: 'vatti a vedere un po' di partite e ci fai un po' di relazioni'. Qua ce ne sono di ragazzi interessanti, per esempio. Guardate Dominik Szoboszlai ed Erling Haaland. 6-7 anni fa chiamai Antonio Comi per segnalarglieli per il Torino, ma le risposte erano incerte: 'Eh, ma sai...". Poi non se ne fece niente. Ora per esempio ci sono ragazzi interessanti come Barnabás Varga e Csaba Hornyák".
Oristanio fa fatica a legarsi con Pohjanpalo?
"Sì. Un po' per caratteristiche, ma non solo. Avete visto il gol contro il Verona: è lui che ha mandato in gol in area, invece dovremmo avere un altro giocatore per tenere Pohjanpalo in area. Oristanio dovrebbe avere un altro giocatore cui appoggiarsi, non Pohjanpalo. Ora va un po' meglio perché c'è lui e poi c'è Zerbin che si butta dentro l'area. Ma fino a pochi giorni fa diventava complicato, perché quella palla dentro l'area a chi arrivava? Pohjanpalo ha bisogno di un altro giocatore vicino. Shomurodov è perfetto in tal senso, ma con lui".
Pohjanpalo l'anno scorso aveva più giocatori che accompagnavano la manovra per lasciarlo in area.
"Sì, chi gioca oggi a centrocampo? In Serie A con un centrocampo così si fa fatica. Già c'è una difesa macchinosa e lenta. Centrocampo e difesa sono da Serie B. A metà campionato abbiamo preso 35 gol, a fine anno puoi chiudere a 70, non puoi mai salvarti. Siamo partiti volendo dominare noi le partite. Quando fai la partita sei alto e hai la difesa a metà campo, con giocatori magari lentissimi che non sono Cannavaro. Quanti gol abbiamo preso in ripartenza? Difendere partendo da metà campo e correndo verso la porta è un'arte".
Al Venezia manca un leader come te?
"Sì, manca sotto tanti aspetti. Il calcio si è evoluto tanto, anche a livello di gruppo e spogliatoio. Prima il capitano era l'allenatore in campo, un punto di riferimento. Manca qualcuno che possa attaccarti al muro, tra virgolette. Io facevo 'il mazzo' ai giovani che arrivavano in rosa per aiutarli. Oggi se dici qualcosa a qualcuno magari va a parlare con il presidente e poi ti chiama il procuratore o ti mandano via. Poi non c'è più il confronto nemmeno con l'allenatore o la società, una volta si facevano riunioni nelle quali si discuteva cosa fare o migliorare".
Sulla società.
"Chi viene a fare il Presidente del Venezia viene a tramandare delle usanze e dei modi di essere. Vale anche per i giocatori, non a caso la gente si innamorava di chi in campo trasmetteva questa appartenenza. Si impegnano adesso, ma oggi il calcio è un'industria. In Spagna c'è molto questo forte senso di appartenenza. In Italia non mi piace quando si perde questo senso d'appartenenza".