Juve, visto che Nicolussi Caviglia? L'ennesimo talento che Di Francesco valorizza
"È un ragazzo che lavora con grande dedizione, è serio e professionale. Lui deve essere un po' più leader nei finali di partita. Se migliora in questo può ambire anche a grandi squadre, ma il suo futuro passa dalla salvezza con il Venezia": così al termine di Juventus-Venezia si è espresso il tecnico arancioneroverde, Eusebio Di Francesco, riguardo ad Hans Nicolussi Caviglia, ovvero l'ennesimo talento che - ormai lo possiamo dire - lui stesso è riuscito a valorizzare.
La scelta del club e di Antonelli per pensare anche al futuro
Se c'è un motivo - fra gli altri - che ha convinto il club ed il General Manager Antonelli a scegliere Di Francesco per la panchina è anche e soprattutto quello legato alla sua capacità di puntare per davvero su giocatori ancora non fatti e finiti. Solo l'ultimo anno dal Frosinone da lui allenato sono usciti i vari Soulé con destinazione Roma, Barrenechea e Okoli direttamente in Premier League (Tottenham e Leicester e poi Nazionale), Brescianini all'Atalanta (e Nazionale), per dirne alcuni. Per non parlare dei tanti che sono fioriti nei suoi anni al Sassuolo, come il suo 'figlioccio' Berardi.
Oltre al lavoro sul campo d'allenamento, bisogna parlare della fiducia: un aspetto che per un giovane non è affatto secondario, come lo stesso Okoli ha sottolineato di recente in una intervista parlando della sua crescita nella passata stagione. Prendete Oristanio: dopo le prime partite così così in Laguna, dagli spalti del Penzo qualche mormorio si iniziava a sentire (e data la vicinanza degli spettatori al campo, non è una cosa da sottovalutare), eppure Di Francesco ha avuto il merito di insistere e di aspettarlo. Un po' come si vede con Stankovic anche quando mostra normali (per l'età) incertezze. L'idea di investire parte importante del denaro a disposizione su giocatori come lui, Nicolussi Caviglia ed Oristanio dandoli in mano a Di Francesco sta pagando i suoi dividendi, insomma, anche se la classifica del Venezia ancora non permette di godersi la loro crescita come sarebbe giusto fare.
La strategia della società non può prescindere dal crearsi valore in casa, dal far crescere giocatori che possano rappresentare il presente ed il futuro di una squadra che deve pensare di potersi autofinanziare, più con le idee che con investimenti multimilionari. Il General Manager e ds Filippo Antonelli è sempre stato chiaro in tal senso, pur se l'obiettivo è certamente quello di dover cercare la salvezza ad ogni costo, senza però fare il passo più lungo della gamba rischiando poi di trovarsi a fine anno a dover fare i conti con bilanci disastrati da investimenti fuori budget.
Ma a cosa si riferisce il tecnico? Ed è già uno dei leader della squadra?
C'è una differenza sostanziale con il già citato esempio del Frosinone: lì si trattava di talenti di altri grandi club arrivati in prestito, qui invece di giocatori che magari hanno scelto comunque Venezia come trampolino, ma sposandone la causa a titolo definitivo. Ecco perché Di Francesco stimola Nicolussi Caviglia dicendo "la sua carriera passa dalla salvezza del Venezia".
L'ex centrocampista della Juventus è alla terza partita nelle ultime 4 che risulta uno dei migliori assoluti in campo: Lecce, Como ed ora il match di Torino. E' già a 3 reti stagionali, suo record assoluto in carriera in una stagione, raggiunto già a dicembre. In campo, fa parlare i piedi e la tecnica sopra la media, fa capire di essere già uno dei leader tecnici del gruppo, insieme ai leader anche morali come Pohjanpalo e Zampano. In tal senso però, per completare la maturazione, Di Francesco gli chiede di più: di essere trascinatore per i compagni, con le parole e con la gestualità in campo. Nel finale della sfida di Torino per esempio: è lui che deve farsi vedere in quei momenti, farsi dare i palloni che scottano, ed è sempre lui che deve, più ancora che gli altri, comandare le giocate di squadra. Non è un caso che in diverse partite Duncan, che regista non è, si sia stato beccato dal pubblico: lui non si nasconde mai dal farsi dare anche i più difficili dei palloni da gestire, talvolta accettando il rischio di sbagliare, ma prendendosi sempre il rischio della giocata. Hans ancora non lo fa con la giusta continuità: quando completerà anche questo step, allora di lui si potrà parlare come di un giocatore per altri palcoscenici.