Questa è un’Unione da A

16.03.2025 17:00 di  Manuel Listuzzi   vedi letture
Questa è un’Unione da A

Cos’è questa sensazione sconosciuta? Cos’è quest’aria nuova che si respira in questo pomeriggio di sole? Cos’è questa Unione che ci fa credere, sognare e forse illudere che di vita ce n’è e che non tutto sia già finito come avevamo immaginato solamente qualche settimana fa? Perché se c’è qualcosa di certo con cui possiamo tornare nelle nostre case oggi, è proprio il fatto che questa sia una squadra viva, presente e tremendamente difficile da affrontare per chiunque in questo momento. Ed ha poco da rammaricarsi Conte sul campo poco bagnato, sulla giornata di grazia di Radu o sugli astri avversi, la verità è che siamo noi quelli che tornano a casa con l’amaro in bocca oggi e con un solo punto in saccoccia; poiché quando si offre una prestazione del genere di fronte ad una squadra lanciatissima verso il secondo scudetto in tre anni , è un vero peccato non esser riusciti a sferrare la zampata giusta, quella che avrebbe riscritto un intero campionato. Ma il quarto punto di fila ottenuto contro avversari del genere non può più essere derubricato a pura reazione d’istinto, a mera espressione di un senso di sopravvivenza.  Va analizzato per ciò che è, ovvero una fase della stagione in cui gli arancioneroverdi hanno finalmente mollato gli ormeggi, i fardelli e le pressioni di una squadra costruita male all’inizio ma che ha saputo con il tempo diventare solida e consapevole. 

In fondo era questo che si chiedeva ai ragazzi ed alla società. La speranza. L’orgoglio. La rabbia che ti fa assottigliare il grande gap con gli avversari e giocare un calcio che rispecchi lo stile e le idee del proprio mister. È stata un’Unione enorme. Una squadra totale che ha sputato sangue fino al 96°, lottando su ogni pallone togliendo ogni idea ed ogni senso di superiorità ai campioni avversari. Con un Condè leggendario in marcatura su Lukaku, ed una difesa generale di altissimo livello, con una mediana rabbiosa ed ordinata che mai è sembrata in affanno nel pressing ed impostazione, finanche ad un attacco con un Fila finalmente a suo agio se non altro come seconda punta prima di calare come unico riferimento davanti dopo l’uscita di Maric. Il VeneziaMestre ha finalmente un suo senso, una sua forma. E l’ autostima guadagnata nelle ultime giornate si fa via via più sincera quando si argina la marea azzurra senza mai concedere un vero e proprio forcing ma anzi, andando vicinissimo ad una rete che avrebbe fatto letteralmente esplodere di gioia uno stadio già di per sè ribollente. Ed i rimpianti sono i nostri, quelli di chi spreca un contropiede quattro contro due o di chi batte una punizione pericolosa direttamente in curva. Ma che alla fine sa insegnarci anche l’ultima lezione che questo VeneziaMestre deve ancora imparare, ovvero che il tempo per rimpiangere ciò che è stato è finito, ed ora in poi resta solamente una cosa da fare. Lottare. E vincere. Convincersi che ci siamo, che ora ogni tassello ha preso il giusto posto, e che nonostante tutto ogni settimana il distacco dal quartultimo posto si va riducendo, ad onta di un calendario che appariva infernale. Se poi è questo il popolo che avete alle spalle, se questa straordinaria curva è quello che avete seminato negli ultimi anni, allora non possiamo essere certo noi quelli che vi impediranno di crederci fino alla fine. Ora andate a prendervi questo meritato riposo, riguardatevi i filmati di come siete stati in grado di affrontare Roma, Lazio, Atalanta, Como e Napoli subendo un solo gol su azione, e domandatevi perché mai non dovremmo provare a combattere fino all’ultimo istante. Unione non è solo il nome della nostra squadra, ma il modo in cui possiamo andare a prenderci qualcosa di insensato, inspiegabile ma che solo questo sport può rendere possibile. Avanti ragazzi.

Avanti Unione!