Lacrime e sangue
Mai avremmo pensato di concludere questo mese ed oltre di calciomercato in una tale condizione. E non tanto per il consueto via vai di calciatori che, come da tradizione, passano da una società all’altra andando a rinforzare o smantellare i sogni dei tifosi. Ma parliamo della sensazione che tutto questo ha lasciato sugli animi già ampiamente provati dei tifosi arancioneroverdi. Ed è identificabile con una sola parola: disillusione. Il castello è caduto e, con esso, ogni barlume di fiducia in una presidenza che ha dimostrato, una volta di più, di come il rapporto con i tifosi e la città sia l’ultimissimo dei pensieri. Essersene fregati delle dimostrazioni d’amore verso il proprio capitano, non aver speso nemmeno una parola per settimane per far ingoiare la cosa alla tifoseria, e non aver neanche tentato minimamente di trattenere Pohjanpalo è la prova più evidente di chi del calcio e della nostra città vuol farne esclusivamente business, peraltro con risultati tutt’altro che clamorosi.
Ai primi rumors che giungevano da Palermo abbiamo preferito non credere, poi, con il passare dei giorni, si è iniziato quantomeno a sperare che l’eventuale sacrificio di un simbolo come Joel potesse portare ad almeno un paio di acquisti in grado di svoltare un attacco che faticava; abbiamo sperato fino all’ultimo che Antonelli ci sorprendesse ed alleviasse il nostro dolore con un colpo ad effetto, così da ingoiare con un minimo di dolcezza l’amarissimo boccone. Ma più si avvicinava il momento del gong e più appariva chiaro che non vi fosse alcun “piano”, che la programmazione che tanto auspicavamo era un’illusione, mentre ogni nome che era stato accostato ai colori veneziani andava via via accasandosi in altri lidi. E nel frattempo si salutava Altare, altro pezzo da novanta dello spogliatoio e tra i più amati della sud, ci si liberava di Ellertson che a pochi giorni da una sfida fondamentale come quella di Udine era costretto a recarsi a Genova per le visite mediche; e mentre il Doge preparava le valigie per la Sicilia si scendeva in campo all’ex Friuli senza una vera punta di ruolo e con una difesa composta da ragazzi che non avevano scambiato che poche parole tra loro.
Dopo di che si son vissute le due giornate più assurde di sempre, con una girandola di nomi improbabili avvicinati alla laguna. E da una rosa che a dicembre presentava un attacco già poco convincente formato da Joel, Gyt, Yeboah, Oristanio e Raimondo ci si è ritrovati in uno stato forse ancor peggiore con un ragazzo tutto da scoprire e senza esperienza come Fila ed una riserva dell’ultima in classifica che non vedeva il campo da mesi come Maric. “Liquidazione” suona come un eufemismo alla luce di un mercato tanto incomprensibile come questo. Eppure si continua a sperare che prima o poi Niederauer si rifaccia vivo e ci racconti che queste non sono manovre figlie del caso e di un taglio dei costi da pre smobilitazione, ma una lucida strategia per tornare ancora più solidi in futuro. Ma la verità, signor presidente, è che non abbiamo più alcuna fiducia in lei e nelle sue parole. Tutto ciò che ci ha raccontato è stato sempre, puntualmente, smentito dai fatti. Ha omesso di dirci che stavamo ad un passo dal fallimento, ci ha parlato di soci ed holding pronte ad entrare nel grande progetto, di brand ambassador che ci avrebbero portato fama e lustro nel mondo. Ed invece ci ritroviamo in una situazione paradossale in cui mezzo paese ride di noi, con una credibilità pari allo zero, dove la punta di diamante di tutto il grandioso progetto a stelle strisce che dovrebbe essere il business del merchandising, vede gente che attende magliette già pagate da mesi e mesi, ed ordinarne delle nuove è fuori questione.
Com’è possibile ritrovarsi in serie A e non avere un minimo di budget per fare calcio? Cosa significava per lei “avere dei conti mai così rosei”, o “aver imparato dagli errori”? Perché, vede, qui nessuno ha mai preteso lo scudetto, i colpi fantascientifici. Chiedevamo solamente chiarezza e rispetto. Sincerità. Quello di cui non è mai stato portabandiera. Ed ora che cerco di ragionare sul fatto che, in fondo, è solo calcio, un hobby per sfogarsi e che non merita tutta la mia frustrazione di queste settimane, penso in particolare a due cose. A tutti i dipendenti del Venezia Fc, da quelli che lavorano sul campo a coloro che stanno dietro le scrivanie, e che ancora una volta vedono le loro vite lavorative in bilico, appese ad un proprietario i cui umori variano di giorno in giorno. E poi a tutti i bambini ed i ragazzi che nell’ultimo anno e mezzo avevano riempito le tribune del Penzo, si erano innamorati di una squadra e di questi splendidi colori, si erano immedesimati nel loro idolo, quel bomber biondo e sfrontato che avete deciso di sacrificare sull’altare di un bilancio che, nonostante tutto, continua a piangere. Ma se dopo due promozioni in serie A in quattro anni si continua a camminare sul filo del rasoio, siamo proprio sicuri che sia proprio questo il modo migliore di fare affari…?
Fossi in voi ci penserei bene, perché se è questo il massimo che sapete fare, forse è il caso di passare la mano.