Unione, il cuore non basta

22.02.2025 17:44 di  Manuel Listuzzi   vedi letture
Unione, il cuore non basta

È un’Unione tutta cuore quella che abbiamo ammirato oggi. Una squadra che ha saputo tirare fuori ogni briciolo di rabbia e voglia che gli era rimasta dopo questo mese e mezzo drammatico. Ed è un paradosso ritrovarsi con questa amarezza in gola dopo un punto conquistato contro una big del torneo, senza aver praticamente subito alcun tiro in porta. Il VeneziaMestre che era solito crollare alla distanza, stavolta è invece cresciuto con il passare dei minuti, fino ad un quarto d’ora finale in cui sembravano gli arancioneroverdi quelli che avevano maggior fame di vittoria. Ma fare gol, in questo gioco, non è un dettaglio. E diventa difficile rendere credibile una formazione che fatica così tanto a trovare gli spazi e le giocate giuste, e che quando si avvicina pericolosamente alla porta avversaria, finisce per infrangersi nell’inconsistenza di un attacco che, purtroppo, non è neanche lontanamente di questa categoria. Gli applausi della sud a fine partita sono quelli di un intero popolo che rende merito ad un gruppo di ragazzi che sta dimostrando tutto l’orgoglio possibile in una situazione tanto disperata. I padroni di casa hanno saputo sciogliere tutte le tensioni accumulate fino ad ora, regalando al pubblico del Penzo una delle migliori prestazioni stagionali. Ma è evidente a chiunque che tutta la volontà, ancorché tutto l’equilibrio e l’intensità palesata contro avversari di tale levatura, non possono bastare se poi lì davanti non ci sia nessuno capace di accendere la luce, di trovare quella scintilla che potrebbe svoltare  l’intera stagione. È la colpa di questa società gestita in modo totalmente inconcepibile a questi livelli, dove un gruppo di “investitori” mette la propria quota come fosse una capanna degli Alberoni, sperando prima o poi di guadagnarci qualcosa. Ma il calcio è qualcosa di diverso da una raccolta fondi, serve competenza, ambizione, coraggio. E se manca l’intenzione di offrire ad un direttore sportivo quel minimo di armi per provare ad allestire una rosa presentabile, appare ovvio come i risultati siano qualcosa di molto simile al “voria ma no posso”. E ci si ritrova dunque scommesse già ampiamente perse come Yeboah, un emblema di come la serie a non perdoni l’assenza di audacia. Antonelli ci ha insegnato come fosse in grado di allestire squadre di livello persino in mezzo ad una tormenta, ma quando i passaggi per concludere una singola operazione devono attraversare gli oceani ed avere il via libera di una quindicina di personaggi che di calcio  sanno come il sottoscritto di cucina molecolare, è inevitabile andare a scontrarsi con un mondo che si fa ogni settimana sempre più complicato. E dispiace, poiché questa Unione ha la sua logica, ha le sue idee. Il pressing altissimo, le fasce che spingono, una difesa attenta e concentrata hanno permesso ai lagunari di tenere il match in bilico, andando a chiudere costantemente le linee di passaggio biancoazzurre. Ottime le prestazioni di Caviglia e Doumbia, è piaciuta anche la voglia di lottare di Maric, così come una retroguardia che ha concesso pochissimo ai laziali. Ma sono i cambi a non avere inciso, ancora una volta, come avremmo meritato. Fila appare ancora troppo acerbo per la categoria, mentre su Yeboah è ridondante tornare a parlare. Come questa squadra possa trovare il modo per andare a colpire gli avversari sarà l’enigma che Di Francesco dovrà provare a risolvere se si vuole realmente provare a riagganciare il treno salvezza. Ma aver visto un Unione che non molla è sicuramente la notizia migliore per chi, come noi, vuole continuare a sognare fino alla fine in un insensato, immotivato, miracolo.

Avanti unione.