Bandiera bianca
Abbiate pietà di noi. Ve lo chiedo con il cuore. Lasciateci quel minimo di dignità prima di abbandonare definitivamente questa nave che affonda. Il che, a dirla tutta, non sarebbe nemmeno un problema così grosso, da queste parti conosciamo bene la situazione e come difenderci; abbiamo schiere di anticorpi già in prima linea per risollevarci e tornare a tifare. Però così, forse, non se lo aspettava nemmeno il più pessimista tra noi. Perché si, in fondo in fondo, quel 2 giugno ci avevamo veramente sperato di averla scampata, di aver superato indenni la nottata e di poter ricominciare a respirare. Avevamo persino voluto credere alle parole del presidente, che introducendo ( si fa per dire..) il comitatone d’oltreoceano ci raccontava di una situazione economica mai così rosea. Certo, ci sarebbe piaciuto saperlo prima come fossero messe le nostre finanze, ma hey, mica si può chiedere tutto a chi ti porta per due volte nel calcio dei grandi. A raccontarcela tutta però, non bisognava mica essere dei fini osservatori per comprendere come un doppio ban sul mercato non fosse esattamente un marchio di garanzia per i nostri sogni, così come un mercato invernale che ci vide cedere un titolarissimo come Johnsen alla diretta concorrente a poche ore dal gong, non ci lanciava proprio verso luminosi lidi. Però amen dai, la società ci stava provando, stava cambiando. Non era più la stessa che bannava dai social i suoi stessi tifosi, quella società che rispondeva ai fan critici sulle divise da gioco con il leggendario “se non vi piacciono non compratele”; ora la musica era diversa, la squadra volava in classifica, ed agli aperitivi nei club volavano convinti sorrisi e grandi strette di mano. Niederauer ad ogni conferenza stampa narrava di orde di soci pronti ad entrare a sostenere le casse unioniste. Che si contesterebbe a fare una dirigenza che, okay, magari non ci ha detto che eravamo ad un passo dalla serie D, però diamine, abbiamo stravinto i playoff, chissene sbatte di tutto il resto!
Però poi arrivò l’estate, la stagione che dovrebbe essere di spensieratezza e gioia, soprattutto se si vince un campionato… e lì i primi cigolii iniziavano a farsi più rumorosi. Nel tourbillon di papabili nuovi ingressi, si concluse agosto, in pratica, con un pugno di mosche, una difesa che era rimasta la stessa dell’anno precedente (fatto salvo per un Lucchesi prima preso e poi ceduto..), un centrocampo da scoprire ed un attacco formato da un giovane interessante ed una promessa esotica, come da tradizione. E va bene così, si va a lottare e godiamoci questa serie A!
La squadra fatica, offre un buon calcio ma punti pochini, ma lo stadio non molla, la curva è sempre piena, in trasferta ci si fa sentire, fino al punto che la doppia batosta con Lecce e Bologna inizia ad innervosire una tifoseria che comincia a rendersi conto dei fichi secchi con cui si è andati a nozze in estate. Allora scatta una mini contestazione, della quale il redivivo Niederauer decide di infischiarsene, ripresentandosi in curva e prendendo posto proprio lì, dove i gruppi ultras avevano lasciato lo spazio vuoto in segno di protesta. Ok Duncan, che nel baseball non siate abituati al dissenso ci sta, ma il rispetto quello, un minimo dovreste conoscerlo..
Ma Amen, passi pure questa. La squadra non molla, si racimola qualche punto, ma nel frattempo si perde per un brutto infortunio il leader della difesa, una difesa che già appariva numericamente alle corde. Si aspetta così gennaio, con la speranza che la società stavolta non si farà trovare impreparata. Ma passano i giorni, si impatta con l’Empoli, si perde con l’Inter con una formazione raffazzonata, poi si va a Parma in una sfida quasi decisiva e ci si attende almeno un paio di colpi in entrata, come dichiarato dal mister pochi giorni prima. Ed invece.. ci si presenta al Tardini con una formazione a metà tra l’imbarazzo ed il cabaret, dove i ragazzi tuttavia palesano un orgoglio fuori dal comune, strappando un meritato pareggio e gli applausi degli oltre 500 tifosi ospiti. E per l’ennesima volta si inizia a pensare che il peggio sia passato, che nel giro di qualche ora arrivi almeno un difensore, una punta di riserva, insomma, forze fresche a sostegno di un mister che lo meriterebbe. Ma proprio mentre si fanno i conti con i vari nomi più o meno graditi dalla piazza eccola là quella notizia che spacca tutto. Si scrolla su e giù la pagina Facebook nella speranza della più classica delle fake news, ma questa non scompare, rimane lì, sempre più postata, sempre più ficcante. Pojhanpalo ad un passo dal Palermo?? No dai, aspetta un attimo, qua si scherza. Non vorrete mica dirmi che la società “maicosìmessabeneeconomicamente” si sta vendendo il capitano, l’unico attaccante di categoria, il simbolo di una città e di una tifoseria ritrovata, mr firmadelcontrattoinmezzoallafolladiRialto?? Respiriamo un attimo. Già che le magliette con il leone dello Sri Lanka mi hanno fatto tremare le ginocchia, passi che il rapper che ci ha salvato dall’ennesimo fallimento non sia mai stato nemmeno nominato dalla dirigenza, sorvoliamo pure su un mercato che definire imbarazzante ed inammissibile a questi livelli appare un eufemismo, ma veramente state vendendo l’uomo che ha riempito il Penzo di bimbi innamorati ed esaltato una tifoseria che veniva da decenni di torpore per pochi spicci?? Senza nemmeno pretendere la clausola di 6 milioni, così da poter quantomeno scaricare la colpa sul ragazzo?? Ed al Palermo poi? La squadra con la quale abbiamo il più alto tasso di rancore del pianeta e che infatti ha iniziato da ieri a scaricare il proprio primordiale godimento suo ogni social che ci appartiene?? No dai. Stavolta sarò pure io nel gruppo del pres! Questa cosa è troppo grossa per esser vera.
Eppure cerco la smentita, aspetto, aspetto, ma nulla. Di Antonelli nemmeno l’ombra, delle relazioni stampa neanche. Ed allora eccola la risposta che un po’ tutti volevamo, è quella della curva, di chi ad un certo punto non può che dire basta ad una situazione paradossale e grottesca. Servirà? Non lo sappiamo ancora, ma di una cosa possiamo essere certi: che la gente vada ascoltata, ed una rivolta così numerosa, a queste latitudini, non si era mai vista. Sta quindi alla società dimostrare di non voler rompere definitivamente con la piazza, una piazza che li ha supportati e sopportati nonostante una gestione incomprensibile, dove non si riesce a concludere una singola operazione senza il via libera di una serie di personaggi che di Venezia e del mondo del pallone conoscono poco o nulla, e nemmeno hanno il minimo interesse a farlo. Un gestione totalmente accentrata nelle mani di un direttore generale che si deve occupare di mercato, marketing, finanza, rapporti con la tifoseria, stampa, set up del ritiro estivo e mille altre cose di cui, evidentemente, si sta perdendo il filo. Comunque andrà a finire la novelle Pohjanpalo, una serie A così non l’avremmo mai immaginata. Aver deciso di smobilitare senza investire un singolo euro extra è qualcosa che non si è mai visto a questi livelli. Presentarsi nella massima serie con una formazione composta da gente fuori ruolo, già venduta o febbricitante per mancanza di alternative ha solo un nome. Vergogna. Ma soprattutto, arrivare a cinque giorni dalla partita che deciderà la stagione, un derby molto sentito tra l’altro, in uno stato che assomiglia più ad una polveriera che ad una squadra di pallone è una totale mancanza di rispetto per una città, una tifoseria ed un popolo che ne ha passate tante, eppure sembra di fronte ad una delle situazioni più allucinanti di sempre. Per cui vedete di ridarci un minimo di speranza ed orgoglio, oppure alzate bandiera bianca.
Avanti Unione.