Malizia, maturità, esperienza: perché il Venezia non paga solo l'errore di Pohjanpalo
Il tiro di Ellertsson ed il conseguente pallone che Pohjanpalo non è riuscito ad impattare come si deve da due passi dalla linea di porta sono l'immagine più forte che rimane dopo Venezia-Lecce e che racconta bene l'incredibile, inspiegabile ko dell'Unione dopo una partita a dir poco dominata. L'errore di capitan Joel però non basta certo a spiegare come sia possibile che una squadra che produce così tanto poi si perda negli ultimi 30 metri e lasci per strada così tanti punti, sanguinosi.
Un fattore che sicuramente sta pesando tanto per questa squadra è la mancanza di maturità. Nelle scelte, innanzitutto. Basta pensare alla partita potenzialmente spacca-partita fatta da Oristanio che però, conti alla mano, non ha portato nulla di concreto alla causa: non si vuol dare contro a quello che oggi è il miglior talento arancioneroverde e la speranza più concreta di veder sbocciare un grande giocatore in casa propria, ma le due occasioni che lui stesso si è creato e che poi non è riuscito a concludere sono un esempio di come a volte basti poco per trasformare una potenziale occasione in un gol. Si veda il primo dei due spunti dove sia Pohjanpalo che Ellertsson potevano con un po' di lucidità in più essere serviti in posizione ottimale per concludere.
Già a settembre il tecnico Di Francesco dichiarava dopo Venezia-Torino 0-1, altro match dove i lagunari sono passati da una potenziale vittoria meritata ad un ko beffardo: "Sicuramente avremmo meritato di più, ma lavoriamo sulla nostra crescita e sulla maturità". Crnigoj in seguito alla trasferta contro la Roma è stato anche più netto: "Devi saper gestire i momenti, fare le giocate giuste prima, avere più malizia ed esperienza, che ci manca ed è una cosa che o hai o non hai. Ma sono cose che ti portano a perdere punti importanti".
L'impressione è che il Venezia al di là dei gol sbagliati che finiscono negli highlights, stia pagando sulla propria pelle tutte quelle potenziali chance che non verranno ricordate per imprecisione nell'ultimo passaggio o perché lo stesso passaggio non viene fatto, così come quelle azioni appunto "maliziose" che potrebbero impedire sul nascere azioni avversarie.
Altri esempi non mancano di certo: di recente contro il Parma Haps calciava in porta con ancora Pohjanpalo in centro area che reclamava un pallone facile da spingere in rete. Nello stesso match, a proposito di maturità, Sohm riusciva a percorrere 30-40 metri senza essere tirato giù per il più classico dei falli tattici. La facilità con la quale Gallo è riuscito ad involarsi in fascia con un semplice uno-due - per tornare al Lecce - spaccando in due l'equilibrio dei padroni di casa è costata carissimo.
Maturità, cattiveria, malizia: la si chiami come si vuole, ma prima di pensare a cambi in panchina o al mercato, bisognerebbe che i giocatori in campo crescessero sotto questi aspetti, così importanti per una squadra che vuole lottare per salvarsi. Aspetti essenziali e che dipendono solo da una cosa che non si può comprare con il denaro a gennaio, ovvero dalla testa.
Certo è che la serenità la si può ritrovare soprattutto con i risultati: il clima infuocato del Penzo che ha seguito la più recente (e cocente) sconfitta interna non aiuterà probabilmente dei giocatori che fin qui non hanno saputo ritrovare la giusta leggerezza nel compiere le scelte. Servirà dunque uno sforzo extra per capire che già da Bologna in poi sarà importante sommare questi aspetti, uniti a quella capacità di saper riconoscere i momenti della partita per portare a casa punti.