L’Unione crolla tra le mura del Penzo

25.11.2024 23:58 di  Manuel Listuzzi   vedi letture
L’Unione crolla tra le mura del Penzo

Quanto è doloroso veder sfilare sotto a noi gli stessi ragazzi che pochi mesi fa ci hanno regalato una gioia così grande, ed esser costretti, quasi violentati, nel dovergli urlare tutta la rabbia che questi novanta minuti ci hanno fatto ribollire. Fa male, ma alternativa non c’è, perché se perdi una partita così, uno spareggio del genere, in questo modo, il sentimento può essere uno solo. Il veleno. 

Non va bene, non può andare bene, quando per più di metà partita dimostri di essere nettamente superiore agli avversari, come successo altre volte in questa stagione, e poi capitoli alla prima occasione concessa, crollando davanti al proprio pubblico nell’occasione in cui non si poteva, assolutamente, sbagliare. Se fai calcio, un buon calcio, per grande parte della sfida e poi ti arrendi al primo colpo, qualcuno dovrà assumersi le proprie responsabilità. La stessa squadra che pochi mesi fa non avrebbe mai accettato una resa così incondizionata oggi si piega di fronte ad un avversario che, rispetto a noi, aveva ben poco di più. 

Non essere riusciti a fare gol, infatti, contro un Lecce in tali condizioni tattiche e fisiche non è accettabile, soprattutto quando in palio hai tutto, orgoglio, classifica, autostima. Una partita che avresti potuto e dovuto vincere con ampio scarto ti fa piombare nell’ incubo più reale e concreto, proprio lì dove tutto si fa incredibilmente difficile. Se al VeneziaMestre non sono bastati 60 minuti di dominio mentre ai salentini sono stati sufficienti pochi giri di lancette per decidere la gara ben prima del punto decisivo, ed indirizzare su più rosee strade il loro torneo, è evidente anche ai più ottimisti di noi che questa sia una strada senza via d’uscita. E spiace perché il tecnico la sua impronta l’ha data, l’Unione sa ciò che deve fare sul campo, eppure la concretezza appare come un concetto astratto, mentre una difesa attenta per lunghissimi tratti di gara crolla alla prima vera occasione concessa, come oramai è tradizione per i nostri colori. Non siamo nè direttori sportivi, né allenatori né tantomeno presidenti, ma i limiti di questa squadra sono gli stessi che si palesavano a luglio, e che non possono che essere evidenziati quando i tuoi giocatori principali vengono depotenziati in una maniera tanto clamorosa. Si parla ovviamente di quei ragazzi da cui ci aspettiamo, gioco forza, qualcosa in più, ma che per una ragione o quell’altra non riescono ad incidere, come il capitano e Busio che faticano ancora a trovare posizione e giocate. Non so da dove possa ripartire questo VeneziaMestre, se dall’aggressività, dalla furia agonistica o da qualche schema d’attacco che possa funzionare, ma il momento mentale resta dei più difficili e l’intervento della società, seppur dal punto di vista comunicativo, non si può più attendere. Cosa volete fare ragazzi? Quali sono le lezioni che avete detto di avere imparato rispetto a tre stagioni fa? Poiché la chiarezza, ancora una volta, è l’unica cosa che esigiamo. Ci credete come noi ad un’altra stagione nel calcio che conta oppure questa è un’annata esclusivamente proiettata ad un futuro più solido? 

Siamo un squadra impresentabile al momento non tanto per ciò che sappiamo sviluppare nel campo, ma per quella voglia e quella reazione che devono essere la base per costruire qualcosa di vero. Io non voglio arrendermi, non voglio credere che a fine novembre il nostro campionato sia già compromesso. Voglio credere che questi ragazzi, dentro di loro, riescano a comprendere come non c’è molto che ci distanzi dalla zona salvezza, solamente quel fattore inesplicabile che poi, fondamentalmente, si chiama voglia di scrivere il proprio destino.

Avanti Unione, adesso o mai più.