Il VeneziaMestre si infrange sul muro gialloblù
È un pareggio amaro, inutile nasconderlo. Un solo punto che avrebbero dovuto essere di più per i valori visti in campo e per il modo in cui è arrivato. Ma è anche un pari giusto perché all’Unione è mancata quella voglia di azzannare il match, di chiudere la sfida, di continuare a sognare senza paura. Non può bastare sentirsi superiori, bisogna dimostrarlo in ogni istante della sfida; la concentrazione e la rabbia, la fame devono guidarci costantemente. Ed invece dopo un primo tempo positivo in cui gli arancioneroverdi davano l’impressione di poter colpire e gestire, si è vista una squadra a tratti sbadata, sconnessa, che ha permesso agli avversari di portare il match sui binari del nervosismo e dei palloni sporchi. L’approccio di inizio ripresa ha consegnato agli amici modenesi la sensazione di poter rientrare nella gara, proprio nel momento in cui l’Unione sembrava pronta per seguire l’entusiasmo del vantaggio in extremis. Nemmeno il nuovo vantaggio ha scosso definitivamente la squadra lagunare che si è fatta riprendere da una delle poche disattenzioni difensive, prima di sprecare il matchball decisivo con l’occasionissima capitata a Bjarkason in pieno recupero. Ed è così che non ci rimane altro che meditare su come siano gli occhi di bomber Poja l’unica strada percorribile per continuare a volare; il furore agonistico del mister la chiave per colmare un gap con le dirette concorrenti che, oggi, si nota un pochino di più. Perché alla fine è sempre la qualità a decidere nel calcio, ed oggi è clamorosamente mancata da quei giocatori che dovrebbero provare ad accendere la luce dell’attacco; come Pierini che per larghi tratti ha praticamente sbagliato ogni scelta, ma soprattutto dei subentrati Gytkiaer ed Olivieri, incapaci di trasmettere persino quel minimo di voglia di riportare a casa i tre punti. E purtroppo non è un semplice dettaglio, quando le giornate passano, i punti si fanno sempre più pesanti, e la necessità di chi entra dalla panchina può e deve invertire l’inerzia del match, soprattutto quando l’alternativa Cheryshev sembra oramai persa nell’oblio. Eppure l’Unione è apparsa per lunghi tratti in totale controllo, con mr Vanoli che sembrava aver studiato alla grande l’avversario, sfruttando gli inserimenti di Busio e Tessman che hanno occupato frequentemente una zona quasi da trequartisti ed un Andersen alle loro spalle più libero di impostare la prima parte della manovra. La difesa ha sbagliato pochissimo, con un Idzes tornato, contro ogni pronostico, già il giocatore che avevamo ammirato ad inizio torneo ed uno Svoboda a maramaldeggiare a suo piacimento. Ma insieme al già citato super bomber finlandese finiscono un po’ qui i lati positivi di una squadra che ha troppo spesso attaccato con ritmi blandi, compassati, prevedibili, e quasi esclusivamente da un lato, quello di uno Zampano al quale va riconosciuto l’enorme sforzo fisico così come la precaria qualità nelle giocate e nei cross. Si è così dunque costretti ad affidare a Joel non solo la finalizzazione ma anche le idee di gioco, fatte di geniali sponde e pressing da applausi.
Per lo straordinario campionato dei ragazzi, per il momento storico grottesco che stanno passando insieme a noi su questi spalti ancora una volta pieni di colore e passione, possiamo certamente concedere alla squadra di Vanoli i nostri applausi e la nostra infinita fiducia, ma persiste comunque quel fastidio figlio di una voce che ci continua a sussurrare che, al di là di ogni scaramantico pessimismo, questo VeneziaMestre ne abbia ancora di più, possa ancora fare di più. È forse un semplice sogno, una chimera di chi da sempre spera di invertire i pronostici, superare il ricco e potente avversario che ora sembra lanciatissimo verso la massima serie. Oppure è solo la speranza di chi vede in mezzo a tutto questo un giocatore di un altro pianeta, un mister di un altra categoria, ed una città che avrebbe un enorme ed insensata voglia di godere fino alla fine. Sta a voi dimostrarlo. Starà a noi non lasciarvi mai soli.
Avanti Unione!