Forza ragazzi, la strada è lunga..
No. Questa non andava persa. Non è abbastanza, non siamo abbastanza. Bisogna imparare a comprendere i momenti di una gara così importante, ma soprattutto bisogna capire, ed alla svelta, che in serie a non si può mollare nemmeno un secondo, figuriamoci dieci minuti, in cui tutta la squadra è apparsa in balia dei ducali proprio nel momento in cui bisognava rallentare il ritmo, riprendere le distanze, imbastire una barricata per poi ricominciare a spingere. Non è la differenza con dei modesti avversari a spaventarci, ma la mancanza di quella presenza mentale che in questo torneo fa e farà la differenza. Non è stata una brutta Unione, non è stato un VeneziaMestre distratto o inconcludente come potrebbe apparire. Ma è quel fattore X, quello che da tanti anni contraddistingue le nostre apparizioni in serie a. E sono due le strade da seguire adesso. Una porta alla crescita di questo gruppo dal punto di vista dell’orgoglio, da chi si rende conto che un contrasto perso in mezzo al campo porta ad un’occasione avversaria, spesso fatale a questi livelli, e l’altra che invece ci conduce a qualche timido applauso ed alla gogna mediatica di una città che non vede l’ora di scaricare la croce sull’allenatore di turno, visto che le alte sfere sono talmente intoccabili da non poter esser nemmeno nominate. Poiché io, una squadra, questo pomeriggio l’ho vista. Una squadra che manca però di qualità nelle zone chiave, di esperienza nei momenti decisivi, di concretezza negli ultimi metri. Hai detto poco direte… ed in effetti..
Ma è così, purtroppo. Servirà un’impresa per salvare questa categoria, perché per salvarci serve e servirà un mercato più attento, e più dispendioso a gennaio, inutile girarci troppo attorno. Se per lunghi tratti offri un calcio piacevole, ordinato, attento ma poi porti a casa zero punti, c’è poco da puntare il dito contro un allenatore che la sua impronta l’ha messa, e nemmeno contro dei ragazzi che, anche oggi, hanno espresso il loro massimo potenziale. Serve di più, serve riuscire a gestire il timing della partita, soprattutto quando si mette in discesa come successo quest’oggi. È necessario avere dei ricambi che la partita la girino, non la accomodino tra un cross in tribuna e l’altro..
Il tempo c’è, così come c’è un popolo che a questa impresa ci crede, e che pretende, almeno, di giocarsi tutte le carte fino in fondo.
Questo Parma non è una squadra né una società così superiore alla nostra, ha semplicemente superato una nottata difficile nel modo migliore, credendo nel proprio mister e nel proprio progetto. È il punto di partenza che ci differenzia a loro in questo momento, noi siamo quelli che rincorrono, e per rincorrere non basta la buona volontà. Ma calma ragazzi, una battaglia è persa, la classifica piange, ed eppure se scriviamo queste parole cariche di frustrazione e rabbia è perché in questo gruppo noi crediamo, in questa società, nonostante tutto, crediamo. Una svolta è però necessaria, e le due settimane che ci separano dallo spareggio contro il Lecce determineranno il primo, o ultimo, spartiacque tra ciò che potevamo essere è ciò che saremo. Io di sicuro non ho nessuna voglia di arrendermi. E voi?
Avanti Unione mia, perché così sarà ancora più bello!