Altri punti al vento per l’Unione
Un film già visto. Un dolore conosciuto. Niente di nuovo sul fronte arancioneroverde, Il che è strano da dire e da sentire, perché se l’avessimo scritto qualche mese fa sarebbe stato qualcosa di confortante, di positivo, mentre ora ha l’amarissimo sapore dell’inevitabilità. Il che, purtroppo, non significa che ci si abitui, soprattutto quando è un derby, soprattutto quando è Verona. Si buttano via altri punti, si torna a casa ancora una volta con il morale sotto ai tacchi per una partita giocata in modo schizofrenico dove a momenti di buon calcio si alternano vuoti mentali preoccupanti ed inspiegabili, se non attraverso quella mancanza di esperienza di cui non si può fare a meno di parlare.
La sensazione è tuttavia quella che si possa crescere e lo si possa fare in maniera importante, aggiustando le distanze, leggendo i momenti, ma soprattutto trovando quella concretezza sia davanti che in fase difensiva che sarà la chiave per ottenere la salvezza. Ma la domanda che ci si pone dopo l’ennesima batosta è necessariamente la stessa. Dove sono i leoni di Vanoli? Dove sono finiti quei giocatori che non avevano paura di nulla, che reagivano ad ogni avversità, che non mollavano mai? Poiché è la paura, l’insicurezza , ad averci fatto perdere oggi, non solo l’ennesimo errore del nostro numero uno. La concentrazione sui novanta minuti, l’attenzione costante fanno la differenza a questi livelli. L’unione invece sembra una squadra che fatica a mantenersi in partita senza amnesie, senza concedere agli avversari la sensazione perenne di vulnerabilità. Preoccupa soprattutto questa reazione moscia, scomposta, confusa dopo le reti subite, e questo non è figlio del poco o cattivo lavoro, ma di un carattere che in questo inizio di stagione sta mancando, e che invece, solamente pochi mesi fa ci aveva fatto arrivare al paradiso. Il calo fisico evidente degli ultimi trenta minuti si ripresenta così come all’Olimpico e contro il Toro, tre ottime partite dove si sono portati a casa zero punti. Dove finiscono quindi le colpe del mister e dove iniziano quelle di una società che ha messo un budget neanche lontanamente sufficiente per affrontare la serie a? Che ha costruito una squadra lasciando praticamente intatta una difesa che anche nella straordinaria stagione scorsa aveva mostrato gravi ed evidenti lacune? Che ha speso quasi tutto per elementi che non sembrano neanche rientrare nelle rotazioni di mister Di Francesco? Che fossimo ad un passo dal fallimento lo abbiamo/avete scoperto solo grazie ad un rapper (senza che peraltro ci sia stata alcuna risposta ufficiale, come d’abitudine) , ma speravamo di affrontare la massima serie ad armi pari, “avendo imparato la lezione” come si è detto.. ed invece è chiaro a tutti che per quanto si possa provare a proporre calcio, ad avere un’idea precisa di come ottenere i risultati, qualcosa manca, e quel qualcosa purtroppo non è un semplice dettaglio.
Come dunque invertire la tendenza? Come uscire da questo circolo vizioso di applausi e sconfitte? Lavorando e lavorando a testa bassa, credendo in noi stessi. Provando magari a guardare le cose positive di un gruppo che comunque ha dimostrato di poter giocarsela, in cui alcuni singoli stanno iniziando a crescere. La sosta dovrà servire a rimettere aria ed idee in un gruppo che inevitabilmente rischia di abbattersi, così come potrebbe capitare a tutto l’ambiente. Ma è proprio a questo che serve una tifoseria, in particolare una tifoseria matura. Ad allontanare i cattivi pensieri, a far sentire ai ragazzi per cosa si sta lottando, per ricordare a tutti che c’è una sola cosa che abbia veramente importanza, il VeneziaMestre e la sua maglia. Siamo qui per questo e ci saremo sempre. In alto la testa popolo unionista, superiamo sta nottata e riprendiamoci la voglia di lottare, tutti assieme, verso la grande impresa.
Avanti Unione!