L’Unione lotta, ma serve di più

19.08.2024 02:00 di  Manuel Listuzzi   vedi letture
L’Unione lotta, ma serve di più

Innanzitutto credo sia utile, per la tifoseria e per la città, sottolineare un paio di banalissimi concetti. Il primo è che non è un caso se il VeneziaMestre quest’anno andrà a giocarsi il massimo campionato nazionale; poiché lo abbiamo meritato, sofferto, conquistato fino all’ultimo respiro solamente un paio di mesi fa, ed è stato il giusto premio ad una stagione fantastica, ad un gruppo meraviglioso e ad una società che da qualche tempo ha sbagliato poco o nulla, o fatto di estrema necessità sensazionale virtù, se preferite. Il secondo è che quest’anno si parte per forza di cose dall’ultimo posto dell’ipotetica graduatoria, essendo stati cronologicamente gli ultimi ad ottenere la promozione, ma sopratutto per le oramai notissime vicende economico-finanziarie che c’hanno visto ad un passo dal baratro poco prima di risorgere a nuova vita. Ecco, forse, a mente fredda, dovrebbe essere questa l’ottica con cui si analizza la prima sfida di questa nuova entusiasmante stagione. Quella di chi, a differenza di tre anni fa, non ha più la sensazione di trovarsi lì per uno scherzo del destino, per una combinazione astrale o perché a Venezia spetta di diritto ogni ricchezza e splendore. Ed è con questo spirito che ogni vero tifoso unionista dovrebbe provare a vedere il lato positivo di una gara in cui si è palesata tutta la voglia di una squadra che evidentemente necessita di una seria ristrutturazione, ma che questa sera ha comunque gettato sul terreno dell’Olimpico tutto ciò che aveva, tenendo aperto fino all’ultimo un match che appariva proibitivo persino al più ottimista tra noi. Il cartello dei “lavori in corso” è ben visibile appeso sull’effige lagunare, ma nonostante la lunga lista di assenze, io ho comunque visto una squadra con idee, con voglia, e con coraggio. Quel coraggio che ci era clamorosamente mancato nell’ultima apparizione a questi livelli, dove per lunghi mesi siamo apparsi come le vittime sacrificali, destinati ad una ovvia retrocessione. Oggi, di fronte ad una delle big del torneo, l’Unione è invece scesa in campo con l’atteggiamento di chi stavolta non vuole lasciare nulla di intentato, in nessuno stadio. Siamo partiti fortissimo, siamo andati in vantaggio, abbiamo giocato a testa alta cercando di coniugare le idee del nuovo mister al tesoro che ci ha lasciato in eredità l’era Vanoli. E lo abbiamo fatto anche dopo l’harakiri targato Svoboda prima e Sverko poi. Nel momento stesso in cui chiunque avrebbe scommesso nell’imbarcata generale, gli arancioneroverdi hanno mantenuto i nervi saldi ed il baricentro alto, alla ricerca di quel pareggio che per larghi tratti non sarebbe stato nemmeno così immeritato. Il centrocampo ha retto di fronte alla qualità degli avversari, l’ingresso di Haps ha dato energia e frizzantezza al fronte offensivo, e la squadra non ha sfigurato davanti ad un avversario come la Lazio. Duncan dopo un primo tempo balbettante è cresciuto alla distanza ed il VeneziaMestre ha saputo, in diverse circostanze, attaccare le difese biancoazzurre riempiendo l’area. Ma è indubbio quanto sia necessario avvicinarsi alla perfezione per portare a casa risultati, e “perfezione” non è il termine che userei per un reparto difensivo che urge rapidamente di esperienza e concentrazione. È un peccato uscire dalla capitale in questo modo a causa di errori così veniali e lampanti, così come è naturale chiedersi quali siano i margini di miglioramento di una retroguardia che probabilmente necessità qualcosa di più del rientro di Idzes. Le assenze dì Pohjanpalo, Candela e Busio lasciano però sperare in una crescita della concretezza offensiva che già questa sera ha però fatto intravedere scintille interessanti per il futuro. Certo servirà di più. Servirà un regalo (o due) dal mercato, uno staff tecnico capace di tirar fuori il massimo da questi ragazzi, ma sarà sopratutto fondamentale l’aiuto di una tifoseria ed una curva che sappiano trascinare questo gruppo ben otre i propri limiti. Ci sta già pensando tre quarti del paese a darci per spacciati, quale sarebbe lo scopo ad unirci al coro? Salvarci sarà una delle più grandi imprese sportive della nostra città. Ognuno di noi, dal magazziniere all’ultimo dei tifosi, dovrà credere fino all’ultimo istante, altrimenti, amici miei, non si chiamerebbe passione. E solo la passione ci potrà regalare un altro sogno, solamente l’amore per questa maglia e per la nostra città ci permetterà di volare lassù, dove tutti vogliamo andare. 

Avanti Unione, siamo con voi!