Un’altra dura lezione per l’Unione
Se fossimo stati più attenti sui calci d’angolo. Se fossimo più puliti negli interventi difensivi. Se fossimo più concreti sia in mezzo al campo che negli ultimi venti metri, se ci fossimo resi conto prima che Candela non è ancora pronto per fare il braccetto in una difesa a tre.. se..
Ma questi “se” iniziano ad essere oggettivamente tanti, mentre la crescita individuale e di squadra appare ancora troppo lenta. Perché alla fine non si può vivere i calci d’angolo come fossero rigori contro, così come non si possono accettare certe leggerezze in uscita come fosse la normalità. Ed è un peccato gettare la croce per l’ennesima volta sui singoli, con un gruppo che sembra funzionare ma che inizia a perdere certezze sulla propria stessa idea di gioco.
È una di quelle partite andate esattamente come chiunque si sarebbe aspettato, ed è forse è questo a fare più male, il fatto di non avere nessuna arma capace di sorprendere un avversario inequivocabilmente più forte. Insieme alla percezione di aver visto gli orobici uscire vincenti senza nemmeno aver speso tutto, o una buona frazione di questo tutto.. ecco, questo è da invertire, e velocemente.
Il rischio è infatti quello di perdere questo entusiasmo, questa curva, questa gente e sarebbe il peccato più grosso di questa stagione. Perciò dobbiamo dare tutti qualcosa di più , dai ragazzi in campo, al mister, alla società, fino all’ultimo che avrà il cuore e l’orgoglio di seguire questa Unione a Monza, in quella che dovrà essere e sarà la partita chiave di questi primi mesi di stagione. Poiché, presidente, è che in fondo servono più bessi e meno selfie come si dice da queste parti, perché dire “abbiamo imparato la lezione” per poi presentare una rosa così non è più accettabile. Questo senso di rassegnazione ad ottobre non è accettabile. E possiamo parlare quanto vogliamo sul di “Francesco si” o “Di Francesco no”, ma il concetto è far credere a questi ragazzi che veramente si può fare, veramente si può lottare, veramente possiamo trovare tre squadre più deboli di noi. Ma per farlo sarebbe servito un segnale, quello che purtroppo non è arrivato ad agosto.
La libertà di cui hanno beneficiato Retegui e Lookman, con Idzes e Svoboda in costante ritardo, tutti i duelli persi in mezzo al campo, la serenità con cui abbiamo permesso agli atalantini di uscire palla al piede, non sono segnali che possono lasciare indifferenti a chi vive per questi colori.
Il bassissimo ritmo in possesso, le rivedibili preventive come sull’occasione di Retegui, la mancanza di cattiveria nelle palle sporche e nelle rare opportunità avuta, farà tutta la differenza per chi dovrà sputare sangue fino all’ultimo minuto.
Perché si perdono così le distanze? Perché quando l’Atalanta accelera si dilatano le marcature aprendo voragini? Il livello fisico di questa sfida si è rivelato inequiparabile e sarebbe utile comprendere se è una pura questione di talento o di carenza. Sta di fatto che siamo qui, in questa serie a che ci appare così insormontabile, ma che in fondo necessità per chi è nella nostra stessa situazione di classifica, solamente di una cosa, di quella fame, quella voglia, quella grinta che sancirà il nostro destino.
Servono risposte ragazzi, servono ora. E sebbene appaia come la più surreale delle ambizioni, io continuo a credere che questo VeneziaMestre possa farcela. Che quando la notte passerà noi saremo lì, a combattere fino alla fine per l’onore della nostra meravigliosa città.
Avanti Unione!