ESCLUSIVA - Garofalo: "Amo Venezia, tornerò. Piansi dopo Palermo"
Gradito ospite del nostro Talk Show, abbiamo avuto il piacere di chiaccherare con Agostino Garofalo, ex Leone nel biennio con Inzaghi e nella sfortunata annata dei Play-Out. Divideremo quanto è emerso dalla lunga diretta in più parte, qui c'è la prima. L'ex Spezia e Torino è rimasto nel cuore dei tifosi: “Anche Venezia è nel mio cuore, tornerò sicuramente, siamo stati benissimo, sia io che la mia famiglia. Le prime due annate sono state fantastiche, abbiamo avuto tutti un sacco di soddisfazioni con la vittoria del campionato di Lega Pro e la Coppa, poi l’anno dopo abbiamo sfiorato la Serie A… purtroppo il terzo anno è stato duro, a 35 anni quando entri nel giro degli infortuni si fa tosta, il mio rammarico è non esserci stato contro la Salernitana. Però è stata un’avventura che mi è rimasta nel cuore, nonostante un terzo anno un po’ difficile”.
Cosa non funzionò in quel terzo anno? “Quell’anno ci furono diversi cambi, giustamente, la società con un direttore sportivo nuovo e tutte le squadre prima o poi devono cercare di ringiovanire la rosa. Purtroppo non si è creata quell’alchimia che si è creata nei due anni precedenti, poi tanti infortuni di persone importanti in spogliatoio e in campo hanno fatto sì che l’annata diventasse difficile”.
Forse potevi ad ambire a qualcosa di più in Serie A: “Tante volte in questo mondo ti etichettano, ero giocatore per vincere la Serie B. Tante volte però ho rifiutato io delle richieste non lo nascondo, monetizzavo di più andando in B a vincere. Dopo l’annata buona di Bari potevo andare al Bologna e al Chievo in A, ho accettato invece l’ambizioso Spezia che mi offriva più del doppio. Aspettando il mio turno e con un po’ meno voglia di essere sempre protagonista forse avrei potuto fare qualcosina in più in Serie A”.
Quella sfida contro il Palermo dei Play-Off forse il più grande rammarico rimasto: “Ricordo tutto, fortunatamente in carriera ho vissuto tante belle annate giocate per vincere, però per qualche motivo l’avventura di Venezia mi è entrata dentro, è stato tutto stupendo, peccato solo per quella partita con il Palermo. Il Barbera ci caricava, già in campionato pareggiammo là e quando venirono al Penzo li distruggemmo, mi ricordo che avevano paura di noi, ci guardavamo con Domizzi, Geijo e gli altri e li vedevamo che ci temevano, ci credevamo tutti. Siamo riusciti ad andare oltre anche allo sfortunato autogol di Domizzi sfortunato, ci abbiamo provato fino alla fine, ricordo belle parate del portiere del Palermo, una clamorosa sul colpo di testa di Geijo. Fossimo riusciti a portare la gara ai supplementari noi forse avevamo più birra del Palermo, c’è rammarico e c’era da parte di tutti, eravamo come un unico cervello concentrato su un unico obiettivo. Una scalata così per una piazza che veniva da un fallimento sarebbe stato incredibile, poteva riuscire a noi quello che è successo al Parma. Quella sera piansi, volevamo regalare una gioia ai tifosi”.
Ultimamente si parla di un livello sceso soprattutto nel calcio della Serie B, tu come la vedi? “Secondo me il livello non è sceso, c’è un’impostazione diversa del gioco. Forse noi degli anni ’80 siamo cresciuti in maniera diversa. Io ricordo che anche quando giocavo da piccolo per strada rifiutavo la sconfitta con gli amici, manca un po’ questo oggi. Prima era una guerra, era una lotta, sono cambiati un po’ i tempi e i giovani non hanno più la cazimma di un tempo. Non si vive più di passione come una volta, ora il calcio è visto in modo totalmente diverso, noi siamo cresciuti dovendo aspettare novantesimo minuto per vedere i gol, ora è tutto più facile, non ci sono più i giocatori bandiera e questo poi si riflette anche su una Nazionale dove fino a poco tempo fa un Di Natale non trovava spazio perché c’erano i Del Piero e i Totti. Adesso con l’avvento della tecnologia i ragazzi si stanno un po’ allontanando da questo sport, noi da piccoli sognavamo solo il pallone, adesso, tralasciando il periodo di pandemia, non ci sono più i ragazzini per strada che giocano a calcio”.
Com'è il SuperPippo Inzaghi allenatore? “Pippo è una persona eccezionale, lo segui già solo per il suo nome, ma poi quando conosci anche la persona resti a bocca aperta e capisci perché è arrivato a certi livelli. Lo segui in ogni cosa, ci dava consigli anche sul mangiare, come riposare, come arrivare un match importante, è stato il nostro condottiero per due anni. Ho avuto tanti grandissimi allenatori, per citarne due Allegri e Pioli, ma Pippo lo porto nel cuore, lo vedi alzare la Coppa del Mondo poi ti allena e scopri una persona semplice e umilissima, ti fa capire perché è un campione, ti spiazza e poi lo segui fino alla morte come fece quella squadra per due anni”.
Paolo Zanetti invece è stato tuo compagno di squadra ai tempi del Toro: “Era un centrocampista con spiccate doti tecniche e fisiche, non velocissimo non me voglia, ma era veloce di pensiero e vedeva i passaggi prima degli altri. Professionista a tutti gli effetti, curava tantissimo i dettagli e penso questo lo abbia portato anche in panchina come allenatore. Guardo spesso il Venezia e sia l’anno scorso con Dionisi che oggi con Zanetti si vede un bel calcio, propositivo”.
Che impressioni ti dà questo Venezia? “Vedo che come le nostre due annate questa squadra rifiuta la sconfitta, anche quando sembra stia subendo riesce sempre a reagire. Noi forse eravamo un po’ più accorti, facevano fatica le squadre avversarie a creare contro di noi, eravamo un a squadra di marpioni, con davanti giocatori dalla gamba importante come Moreo, Marsura, Geijo, Falzerano che ripartiva forte, Inzaghi valorizzò molto bene il materiale a disposizione. Questo Venezia ha un bel gioco, mi diverto a guardarlo in tv, Paolo era un grande giocatore e si conferma un grande allenatore che avrà un grandissimo futuro, non vi nascondo che anch’io sono un tifoso del Venezia, ce l’ho nel cuore, spero possa lottare per i play off e tornare dove gli compete”.
Un po' come il vostro anche questo Venezia sta ottenendo risultati importanti, seppur con un gioco diverso: “Inzaghi e Zanetti hanno sfruttato il materiale a disposizione. Sono due giochi e due squadre diverse. Il Venezia di adesso sfrutta di più il palleggio e ama di più il fraseggio. Contro di noi era invece più difficile creare, eravamo più attenti al non prendere gol cercando di farlo partendo in velocità. Pippo era meticoloso, lavoravamo tanto sui dettagli, anche sui calci da fermo, con Modolo e Domizzi, eravamo una squadra dove i dettagli facevano la differenza e poi eravamo bravi a chiuderci e subire poco. Adesso c’è una squadra di qualità e giovani importanti, hanno affidato la squadra a un allenatore molto preparato, quindi penso ci sia la possibilità di ambire ai play off e lottare per qualcosa di importante, se non quest’anno nei prossimi anni il Venezia deve lottare per stare in Serie A, dove merita”.
Come vedi questo campionato di B? “Conosco bene la categoria bene la categoria e la Serie B, ogni anno ci sono quelle due o tre squadre costruite per vincere, vedo Empoli, Monza e SPAL un gradino sopra le altre per rosa a disposizione, le altre sono un po’ tutte sullo stesso piano e quindi sono altre cose che fanno la differenza, la voglia di non perdere, l’essere gruppo, aiutarsi. In B poi si vede ogni anno che anche l’ultima può vincere sulla prima, devi stare sempre sul pezzo, poi vince chi ha più continuità di risultati, quindi anche un pareggio che può portare l’amaro in bocca per il gioco che hai espresso in altre partite aiuta a muovere la classifica, l’importante è la mentalità, in Serie B bastano due partite per ributtarsi poi nella zona play off. Sabato c’è uno scontro diretto tosto contro il Frosinone, ma questo Venezia può farcela”.